Perù: Cordillera Blanca (Agosto 2023) di Samuele Poletti
Recentemente, io e Sara abbiamo partecipato alla prima edizione dell’Alpine Club Andes meet 2023, che ha avuto luogo durante il mese di agosto nella Cordillera Blanca, in Perù. Dopo qualche giorno nella cittadina di Huaraz, base logistica ideale per le ascensioni in questa zona, ci siamo spostati nella regione del Nevado Pisco (5752 m), che per bellezza e facilità tecnica si presta perfettamente come gita di acclimatamento. Con un certo stupore, abbiamo scoperto che il modo più agevole ed economico per raggiungere questa zona è rivolgersi a una delle tante agenzie locali che offrono quotidianamente visite di gruppo guidate alla Laguna 69, pagando unicamente per il trasporto, tattica che abbiamo usato anche in seguito visto che il prezzo risulta essere più conveniente rispetto ai trasporti pubblici (collectivos). Se come noi ci si sposta in maniera indipendente, giunti a Cebollapampa è possibile assumere direttamente uno o più muli e mulattiero per raggiungere il campo base in maniera più comoda, risparmiandosi qualche fatica (lì, per chi volesse, è anche possibile pernottare al rifugio Peru). Dal campo base con un po’ di faticoso saliscendi si raggiunge il campo morena, molto panoramico e con acqua in abbondanza, che permette di iniziare la salita al Pisco qualche ora più tardi la mattina dopo evitando, soprattutto, di attraversare la morena di notte, per nulla evidente al buio. La via normale del Pisco è una bellissima camminata su neve che in alcuni punti interseca dei grossi crepacci, con un solo passaggio un po’ più ripido che in discesa è possibile scendere in doppia. Nonostante sia nel complesso tecnicamente molto facile, l’altitudine si sente, specialmente se si è appena arrivati!
Qualche giorno di pausa a Huaraz per farci passare raffreddore e naso toppo – causato probabilmente da un misto di aria condizionata in aereo, freddo e clima secco e polveroso – e ripartiamo, questa volta per l’Alpamayo (5947 m): montagna simbolo di questa catena montuosa. Questa volta c’è un problema logistico in più con cui fare i conti e di cui non avevamo trovato menzione da nessuna parte, che segnaliamo sperando possa essere utile a qualcuno. Se ci si affida a un’agenzia, non ci sono problemi a suddividere il lunghissimo approccio al campo base dell’Alpamayo in due giorni, in quanto pensano loro a tutto. Se, invece, si è per conto proprio, tocca provvedere sia al vitto sia all’alloggio del proprio mulattiero. Così, avendo solo una piccola tenda per due persone, abbiamo dovuto noleggiarne una a Huaraz (che in seguito ci è stata fregata al campo base… vabbè, lunga storia). Dal campo base, due giorni di fatiche a testa bassa piegati sotto pesanti zaini portano dapprima al campo morena (abbastanza comodo, acqua nelle vicinanze), e poi al campo alto, forse uno dei posti più belli dove abbia avuto la fortuna di dormire. L’ultimo tratto prima del colle si sale con tre tiri di corda su terreno piuttosto ripido (60-70°, fittoni da neve in loco per la discesa in doppia). Pernottamento con vista sulla parete: gran classe! L’ultimo ponte che permetteva di passare agevolmente il primo terminale era crollato qualche giorno prima della nostra salita. Quando l’abbiamo fatta noi (20 agosto), l’unica soluzione era quella di seguire il bordo del terminale verso destra fin dove si incassa sotto a un muro di ghiaccio compatto e verticale di qualche metro, che permette di raggiungere il secondo terminale con un ardito traverso su neve molto ripida (expo!) 50m sopra le fauci del crepaccio sottostante. Ciò rende la salita tecnicamente un po’ più difficile di quanto normalmente suggerito. Da lì in poi è tutta una goduria di neve/ghiaccio perfetti, con soste su abalakov già in loco. Forse una delle vie di questo tipo più belle che mi sia capitato di fare, assolutamente consigliata! Quest’anno la vera cima dell’Alpamayo si raggiungeva abbastanza facilmente, anche se a causa delle cornici e ad alcuni tratti iper esposti sull’altro versante tocca fare bene attenzione. Discesa rapida e comoda fino alla base in doppia.
Prima di rientrare, avevamo ancora la possibilità di fare una gita di 4 giorni. La nostra scelta è caduta sulla parete W del Tocclaraju (6034 m), invitante scivolo di neve e ghiaccio abbastanza vicino a Huaraz. Non essendoci gite guidate nella zona, ci siamo rivolti all’ufficio guide di Huaraz, che con una gentilezza esemplare e a titolo assolutamente gratuito ci ha aiutati a trovare un taxi ad un prezzo del tutto onesto, così come il mulattiero. Purtroppo, al campo base la salute di Sara è peggiorata, e dopo un giorno di attesa sperando invano che migliorasse, alla fine siamo tornati sui nostri passi. La salita all’Alpamayo, per giunta senza supporto di un’agenzia, è stata fisicamente molto impegnativa, e col senno di poi cercare di infilarci subito un’altra gita senza dare al corpo adeguato riposo non è stato molto saggio. Ma vabbè, mica devo spiegarla a voi la bulimia di alpinismo di cui soffriamo 😉
Spero che queste informazioni possano essere d’aiuto a chi magari in futuro vorrà fare un’esperienza simile in queste meravigliose montagne. Ringraziamo l’Alpine Club, e in particolare Tom Davis-Merry, per aver organizzato questa bella spedizione. Buone scalate a tutti!
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